mercoledì 5 ottobre 2011

Chiamiamo le cose con il nome corretto...

In questi giorni in parlamento approdera' il cosiddetto "decreto intercettazioni" che pare urgentissimo a dispetto della situazione economica italiana e mondiale. All'interno di questo decreto tra mille regole e regolette atte a preservare la "privacy degli indagati" troviamo anche il comma 29 dell'articolo 1, che va a modificare l'articolo 8 della legge n.47 dell'8 febbraio 1948, che cosi' recita «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.», quindi di fatto chiunque potra' chiedere una rettifica (e fin qui nulla di strano) direttamente al blogger o al responsabile del sito, il problema dove sta? direte voi... il problema e' che si instaura una censura diretta sull'informazione, infatti non ci sara' piu' un giudice terzo che decidera' se una notizia e' diffamatoria o meno, ma questo avverra' con una decisione unilaterale del presunto diffamato che potra' anche chiedere un risarcimento pecuniario. Ora e' facile comprendere come per un piccolo blogger questo diventi un ostacolo insormontabile... quindi da oggi attenti a scrivere che Toto' Riina e' mafioso, potrebbe sentirsi diffamato e chiedervi di rettificare... 
Non nascondiamoci quindi dietro alle parole... questa e' censura. Amen.

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